In che senso cinque ore? Nel senso che sto tornando a casa ma per una strana coincidenza di treni sono a Napoli per la prima volta nella vita ed ho solo cinque piccolissime ore. Non potete capire il disagio che mi pervade, di tutto quello che vorrei fare e vedere in città mi tocca scegliere se non due anche solo una cosa visto il tempo (non scordiamoci che sono una Bilancia, per me scegliere è tipo una delle cose peggiori al mondo). Quindi pronti partenza via! Scelgo la pizza, of course.
Arrivo nella sede storica di Gino Sorbillo in via dei Tribunali 32 e ommioddio! Sono sopraffatta dalla quantità di gente che scorre su e giù per la strada, tutto è allegro, colorato e chiassoso. Lo amo. Do il mio nome all’ingresso e attendo che mi chiamino per un tavolo, l’attesa sarà lunga, si parla di non meno di un’ora, perciò, via di corsa alla ricerca delle sfogliatelle più buone della zona.
In piazza San Domenico, tra caffè e turisti a bocca aperta come me, c’è la sede storica di Scaturchio, una vera e propria cattedrale dolciaria. Ho letto la storia della nascita di questa pasticceria qui… com’è bella! Ci portiamo via babà e sfogliatelle ricce.
Mentre passeggiamo per le vie di San Gregorio Armeno vengo completamente rapita dalla bellezza delle mille botteghe artigiane, tutti quei colori, le statuine con i personaggi moderni vicine a quelle classiche, le strutture in sughero, le grida allegre dei napoletani esercitano un fascino al quale è impossibile resistere.
Piccolo souvenir al quale non potevo rinunciare: Un piccolo cornetto portafortuna acquistato nella storica gioielleria Salvio, in via San Biagio dei Librai 41, nel cinquecentesco Palazzo Marigliano.
Finalmente è l’ora della pizza! Ritorniamo da Sorbillo per pranzo (l’attesa ne è di certo valsa la pena… che bontà!).
Mentre passeggiamo verso la stazione, mi fermo a prendere un caffè in un bar. Il posto è piccolo e gestito da due ragazzi del posto. Al banco una signora con uno chignon perfetto chiacchera al telefono mentre un signore in completo paga il suo caffè ed esce. Bevo il mio caffè e ne lascio uno sospeso, mi sento per un momento accolta mentre la città mi sorride, mi saluta e mi chiede di tornare.
Buon viaggio, che sia una settimana, una vita o cinque ore.
B.