Ai Yazawa nacque a Osaka nel 1967. (Non tutti sanno che Ai Yazawa non è il vero nome della mangaka, ma il suo nome d’arte, che lei stessa ha tratto del cantante giapponese Eikichi Yazawa.) Dimostrò una grande passione per il disegno fin da bambina: alle scuole medie vinse il suo primo premio come esordiente per la Shūeisha, casa editrice per cui scrive e disegna tutt’ora.
Oltre al disegno, Yazawa maturò subito anche una grande passione per la moda che la portò a confezionare abiti per sé stessa. Si iscrisse quindi ad un istituto di moda ad Osaka, che però abbandonò quasi subito per trasferirsi a Tokyo per diventare mangaka.
Ai Yazawa opera essenzialmente durante gli anni ’90 e inizio 2000.
Tenere presente il periodo storico in cui ha lavorato è fondamentale per capire la sua incredibile ventata rivoluzionaria. Gli anni ’90 in Giappone sono infatti ricordati come il “decennio perduto” poiché seguirono lo scoppio della bolla speculativa di fine anni ’80.
Il Giappone sperimentò una grave stagnazione economica che ebbe grosse ripercussioni a livello sociale ma anche rivoluzioni di costume che traghettarono il paese nel nuovo Millennio.
Non è un caso che la Yazawa nelle sue opere più importanti si sia costantemente riferita all’Inghilterra degli anni ’70, periodo di profondi cambiamenti sociali. La Yazawa ha avuto il merito di aver ritratto i giovani di quel decennio perduto con le loro idee e i loro travagli, incastrati in un sistema di regole ferree e con una grande voglia di evasione che solo il mondo dell’arte, della moda e della musica potava riservare.
Gokinjo monogatari
Gokinjo monogatari (letteralmente “i racconti del vicinato“), in italiano “Cortili del cuore”, è stata la prima opera importante di Ai Yazawa pubblicata nel 1995. (Dal manga è stato anche tratto un anime di 50 episodi, trasmesso in Italia con il titolo Curiosando nei cortili del cuore dall’agosto all’ottobre 1998.) Il manga è un racconto di primi amori, parla di adolescenza e amicizia in un contesto allegro, dolce e molto alla moda.
La storia è incentrata su Mikako Kōda, una giovane ragazza che frequenta l’istituto di arte e design Yaza il cui sogno è di diventare una stilista di successo. La protagonista è un mix di emozioni, di voglia di crescere, di tenerezza e bellezza e di tutte le incertezze che hanno fatto parte della nostra adolescenza.
Già da questa prima opera si può notare bene l’importanza della moda per l’autrice, come costruzione della propria personalità e del proprio stile. Tutti i personaggi sono disegnati più come dei bozzetti di moda che come persone reali, sono infatti tutti altissimi e magrissimi.
Bellissimi i dettagli anatomici come bocche, occhi e mani.
Un’altra cosa che mi ha sempre affascinata è lo stile dei personaggi. Il coprotagonista, Tsutomu Yamaguchi ha uno stile Cyber, trend retro-futuristico in voga dalla seconda metà degli anni ’90 in Giappone. Il personaggio di Risa Kanzaki porta invece per la prima volta in un manga il riferimento allo stile punk. Mai Ōta interpreta la più classica delle lolite anni 90. Mariko Nakasu, invece, rappresenta lo stile Shibukaji (Shibuya casual o French casual), come dimostrano i suoi outfit raffinati di chiara ispirazione Chanel by Karl Lagerfeld.
Tutti curati in ogni dettaglio, gli ho amati dal primo all’ultimo.
Paradise Kiss
Paradise Kiss è lo spin-off di Cortili del cuore, ambientato vent’anni dopo. Compaiono personaggi imparentati con quelli di Cortili del cuore, e ritornano sporadicamente anche questi ultimi, ma la protagonista nuova di zecca è Yukari Hayasaka, studentessa modello di una scuola prestigiosa, all’ultimo anno delle superiori e in procinto di affrontare l’esame di ingresso all’università.
Yukari pensa solo a studiare, non ha sogni o ambizioni particolari, è governata dal senso del dovere di una vita già impostata. Nelle prime tavole si imbatte in Arashi, giovane punk che fa parte di un collettivo di aspiranti stilisti, studenti dello Yaza, chiamato Paradise Kiss.
A capo di questo gruppo c’è Joji (ispirato al personaggio Brian Slade del film Velvet Goldmine di Todd Haynes (1999): un richiamo importante visto che Brian Slade dovrebbe rappresentare David Bowie, uno dei massimi esponenti del Glam Rock negli anni ’70), diciottenne carismatico e dall’estro geniale, che resta colpito dalla bellezza di Yukari e le chiede di fare da modella al festival della scuola, indossando l’abito da lui disegnato.
Yukari all’inizio è terrorizzata da questa banda di strani individui -di cui fanno parte anche la dolce Miwako (una dolce lolita fairy kei) fidanzata con Arashi (stile punk in netta contrapposizione con lo stile della sua fidanzata), e Isabella (una transessuale dallo stile lolita in epoca vittoriana) – ma ben presto resta affascinata e travolta da quello stile di vita, così diverso dal suo, e dagli enormi sogni che i ragazzi coltivano, cosa per lei del tutto aliena.
Nana
Nana è la storia di due ragazze che decidono di cambiare vita, trasferendosi dalla provincia giapponese a Tokyo. Hanno lo stesso nome (“Nana”, cioè “sette”) e le loro storie stanno per incrociarsi.
La diciannovenne Nana Komatsu, una di quelle persone innamorate dell’amore, lavora in un video-nolo e ha una storia a distanza con Shoji, che si è trasferito a Tokyo per studiare all’università. Nana Osaki è invece una cantante punk rock e, finora, ha militato in una band chiamata Blast, dove ha conosciuto il ragazzo di cui si è poi innamorata: Ren Honjo.
Si tratta del manga più adulto, sia come stile che come disegno. Vengono affrontati problemi reali e non situazioni fantastiche o paradossali. La trama è costellata da moltissimi temi: abbandono da parte dei genitori, morte, dipendenze relazionali, ma anche da fumo e droghe, legami sentimentali complessi, gravidanze non programmate.
E’ la prima opera della Yazawa dove la musica ha un ruolo essenziale poiché gli stessi personaggi principali sono musicisti. La moda è il secondo cardine stilistico di Nana anche per i parallelismi che la Yazawa compie sapientemente, primo fra tutti il caso di Ren con Sid Vicious, il bassista dei Sex Pistols. Entrambi rappresentano l’archetipo del punk inglese e del nichilismo, sono ossessivi ed accomunati dalle dipendenze, nonché da un rapporto sentimentale tossico.
In quest’opera di Ai Yazawa non si può non notare una cosa: non c’è vignetta o fotogramma in cui non siano presenti creazioni di Vivienne Westwood. Collane e orecchini hanno l’onnipresente orb (Il simbolo, utilizzato dalla stilista, è ispirato al “Sovereigns Orb” uno dei gioielli della corona inglese, creato per l’incoronazione di Re Carlo II. La stilista non ha mai smesso di utilizzarlo, ad oggi è il simbolo con cui il marchio è presente in tutto il mondo, la strana sfera che ricorda Saturno è rimasta il punto centrale del brand).
Senza fermarsi agli accessori, l’ideatrice e mangaka Ai Yazawa, prende liberamente ispirazione anche dagli abiti: non solo completi in tartan, ma anche quello che ormai è un vero e proprio simbolo per tutti gli amanti del fumetto. La red heart jacket fa, infatti, la sua comparsa fin dalle primissime pagine, ricordandoci come la Westwood sia in grado di creare abiti provocatori, accessori al limite del buonsenso, fino ad arrivare a livelli di classe ed eleganza, decisamente contrastanti.
Fun fact: la Love jacket viene indossata in una puntata de The nanny dalla protagonista Fran Fine.
Fun Fact n2: Numerosi fan su Twitter hanno notato la somiglianza tra i Trapnest e i Måneskin. Damiano, il frontman del gruppo, pare avere strizzato l’occhio a tutto coloro avevano notato questa somiglianza postando sul suo profilo Instagram delle foto in cui appare vestito esattamente come Ren Honjo, chitarrista dei Trapnest.