Mi guardo le scarpe mentre cammino, come se i miei passi avessero qualcosa da raccontarmi e allora cerco di seguire il discorso con la stessa attenzione con cui seguo l’asfalto, mi concentro nel rimanere dritta mettendo il piede destro esattamente davanti al sinistro proprio come mi ha insegnato mia nonna quand’ero piccola.
“Una signorina non cammina alle dieci e dieci” diceva nonna.
– L’orario stava ad indicare l’orologio immaginario che i miei passi avrebbero dovuto seguire ed essendo io una signorina, era auspicabile per me imparare a camminare sulla linea di mezzogiorno –
E’ la musica a un certo punto a distrarmi, frugo velocemente nella tasca destra di questo enorme cappotto e pesco un paio di monete e due caramelle. Lascio cadere le monete nella custodia aperta davanti al ragazzo che suona il violoncello all’angolo di una via che mi porta in centro. Continuo poi, a seguire i miei passi quando ripenso ad una sera di novembre dell’anno scorso.
Mi ricordo di quella festa, del mio stupido vestito di paillettes, di tutta quella gente e dei tuoi occhi neri.
Infilo in tasca una delle due caramelle, una la mangio perché i ricordi mi fanno venir voglia di fumare ed invece vorrei resistere. Sto cercando di smettere.